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“Non è una scelta: mi sono semplicemente arresa. Il Signore è come una calamita: non ti molla mai”. E il risultato, a guardare negli occhi Lucia, è pace e gioia. Sprizza energia da tutti i pori, la 35enne riminese: tra pochi giorni riceverà il mandato missionario, destinazione Mutoko.

In Zimbabwe affiancherà la dott.ssa Marilena Pesaresi e il medico Massimo Migani nella missione in ospedale e con i bambini più ammalati di quella fetta di Continente Nero.
Dopo la Veglia Missionaria, la benedizione del Vescovo e l’abbraccio di tutta la comunità riminese, Lucia è pronta con le valigie in mano. “Mutoko? – risponde allegramente – Mi ci ha portato il Signore, non ho altra risposta”.

Cresciuta con don Pippo a San Gaudenzo, successivamente Lucia si è spostata nella parrocchia del Crocifisso, in un percorso simile a quello di tanti altri ragazzi: la comunione e la cresima come “sacramento del ciao”. “Ho abbandonato la parrocchia, – ammette sorridente la Grassi – mamma e papà però sono stati per me un esempio che il Signore è presente anche quando non lo chiami”.

Il liceo scientifico “Serpieri”, l’Università a Bologna: quelle Lettere Moderne, pèrò, non erano l’ispirazione di questa ragazza riminese spigliata ed esuberante che avrebbe preferito Scienze della Comunicazione. Tra un lavoretto saltuario ed un’occupazione stagione, ci sono voluti dieci anni per conseguire quella benedetta laurea. Casa, amici, lavoro (presso un ente di formazione professionale, l’Ial), il percorso di Lucia è il più normale possibile. Infatti, quando la Grassi incontra l’amico di infanzia Massimo Migani, odontoiatra in procinto di partire missionario per Mutoko resta folgorata: “Avevo altre cose per la testa, ma lo vedevo correre da una parte all’altra, e sempre felice. Come fa? Mi son chiesta?”.

L’occasione per la reunion è di quelle dolorose: la perdita della mamma. È il 2010. In casa restano tanti farmaci, forse possono servire a qualcuno, e così spunta fuori Migani. Si apre una porta che non si è più chiusa.
“Erano rimaste aperte alcune questioni personali, avevo bisogno di rimettere in piedi una vita. Nell’estate del 2012 ero a casa ma senza alcuna intenzione di oziare. Ho chiamato don Paolo Donati, che già mi aveva spedita ad un corso di missiologia: sono disponibile, cosa posso fare?”.

Finisce così all’ufficio Missio, Barbara e Manuel stanno perfezionando il gruppo in partenza per Mutoko, lei sale al volo con altri quattro ragazzi per due settimane in Zimbabwe. “Un’esperienza straordinaria, sono tornata con una gioia nel cuore e una voglia di vivere che non sperimentavo da tempo. Camminavo a tre metri da terra per quanto ero serena. E così mi son posta qualche domanda: sulla fede, il senso della vita”.
Nasce un dialogo intenso, sincero e appassionato col Signore. “Che vuoi Dio da me? La missione? Non scherziamo: ho la mia casa, un lavoro che mi piace. Sono pronta ad impegnarmi a Rimini, mi rimbocco le maniche”. Detto fatto, Lucia impiega tutto il tempo libero nel volontariato e nella formazione cristiana, ma il risultato non è proprio quello sperato. “Alla fine ha vinto lui” ammette senza rimpianti la Grassi.

Racimola tutte le ferie che può e in maggio parte per Mhondoro, dalle Mastre Pie che operano dalla parte opposta dello Zimbabwe. Una verifica in piena regola. “Ero perplessa. Non sono né medico né infermiera, di quale utilità potrei essere in ospedale al fianco di Marilena e Massimo?” è un interrogativo ricorrente. La risposta è arrivata strada facendo. “Gesù lavava i piedi, – si fa improvvisamente riflessiva la 36enne riminese – io non posso esimermi almeno dal lavare i pavimenti. Sono disposta a tutto, a servizio dei fratelli. Offro aiuto, in quale mansione lo decide il destinatario. Bambini, organizzazione, cucina: a Mutoko in realtà c’è solo l’imbarazzo della scelta”. Lucia però ha le idee chiare e la serenità di chi ha ricevuto un regalo. “Non è il fare che è importante. Vado a Mutoko ad annunciare la gioia e l’amore del Signore, magari lavando pavimenti o tagliando alberi”.
E papà Enzo, come ha appreso la notizia il noto grafico riminese? “Contento”. Rilancia Lucia da dietro gli occhiali scuri: “Mi ha sostenuto sin dall’inizio, perché sa cosa conta nella vita. Eppoi è già arruolato: verrà a Mutoko, per ora a disegnare sulle pareti delle camere dei bambini, poi si vedrà…” fa la sorniona la figlia prossima missionaria.

Parte, Lucia, con una certezza nel cuore: <+cors>“è il momento non solo di enunciare il Padre Nostro, a bassa o alta voce, ma di viverlo”<+testo> assicura mentre chiude l’ultimo libro, La notte di Elie Wiesel. La ragazza che ama il tennis e la montagna, la musica pop e le letture è in rampa di lancio per il Continente Nero: attende il crocifisso dal Vescovo di Rimini con l’assoluta certezza di non perdere nulla, ma di guadagnare tutto.

Paolo Guiducci

Articolo tratto dal sito Il Ponte